Meet Emily Kohavi
In un mondo in cui l’autotune regna e i synth si prendono tutta la scena, ecco Emily Kohavi, la prova che gli strumenti veri e crudi hanno ancora spazio sul palco.
Emily Kohavi al Lollapalooza Berlin 2024, fotografata da Anna Muradás.
La storia di Emily parte da radici classiche: orchestre, concerti e un violino. Poi si è trasferita a Nashville per un master in violino.
Ha iniziato alla grande, andando in tour con Hozier per Wasteland, Baby! e poi calcando palchi come il Madison Square Garden con Niall Horan. E non si limita al violino: suona anche la chitarra e canta. Quando l’ho vista al Lollapalooza Berlin l’anno scorso, era come se mi avesse ipnotizzata. Non era solo un set: l’intero palco sembrava illuminarsi quando suonava. Magia pura. La sua presenza ha aggiunto una nuova dimensione alle performance di Horan, soprattutto in brani come Flicker, dove il suo violino intensificava le emozioni dei testi.
Ma Emily non porta solo musica: porta anche visione. Durante il tour di Niall del 2024, è stata lei la mente dietro le proiezioni psichedeliche a forma di occhio che accendevano il palco prima dello show. Quel tipo di dettaglio creativo è ciò che trasforma un concerto in un’esperienza.
Oggi Emily si sta ritagliando il suo spazio. Dopo anni passati a illuminare i palchi di grandi artisti, sta entrando nel suo stesso riflettore, alla ricerca di un team che la supporti nella carriera solista. È anche interessata alla composizione per film, a performance sperimentali dal vivo e magari alla creazione di un workshop o programma di mentorship per giovani donne nella musica, incentrato sugli strumenti a corda.
Che sia sullo schermo, nelle cuffie o su un palco gremito, Emily Kohavi è quel tipo di artista che non ascolti soltanto: la senti.
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